Schiavi e padroni




[...] Emma lanciò una fugace occhiata a Anita, impugnò saldamente il frustino e lo calò sulla serva che, sgomenta, crollò a terra. Un rivolo vermiglio le rigò la guancia: rosso e nero in un violento contrasto. 
Anita si accorse della presenza di Victoria Spencer alle sue spalle, osservava la figlia con aria impassibile; non resisté un istante di più, raggiunse Emma e le strappò il frustino dalle mani, gettandolo a terra, indignata. «È una ragazzina!»
«Ha quattordici anni» intervenne Victoria. Anita si chinò a soccorrere la serva. «Non immischiatevi, Isabella.»
Ignorò l’ordine e aiutò Emily a rialzarsi, una mano a sorreggerle la vita. «Come ti senti?»
La ragazzina non rispose, lo sguardo fisso a terra e Victoria la strattonò. «Torna al tuo lavoro! Se ti ripesco un’altra volta nelle stalle, ti darò una strigliata…» Anita attirò maggiormente a sé la ragazzina, allontanandola dalla padrona. «Sono schiavi, la frusta è l’unica lingua che comprendono.» Victoria scosse il capo come a commiserare la sua sciocca sensibilità. [...]



Lo schiavismo si diffuse principalmente nelle zone in cui vi erano terreni molto fertili adatti per vaste piantagioni di prodotti molto richiesti, come tabacco, cotone, zucchero e caffè. Gli schiavi si occupavano manualmente di arare e raccogliere in questi vasti campi. Nei primi decenni del XIX secolo gli schiavi erano concentrati maggiormente negli Stati del sud, dove venivano impiegati soprattutto nei campi di cotone e di zucchero. L'efficienza del lavoro era supervisionata da sorveglianti, che si assicuravano, anche con mezzi violenti, che gli schiavi rendessero il massimo.

Generalmente le loro condizioni di vita erano caratterizzate da brutalità dei padroni, degradazione e disumanità. Le frustate per insubordinazione, le esecuzioni e gli stupri erano all'ordine del giorno, fatta eccezione per quei pochi schiavi che erano specializzati in lavori di grande importanza come la pratica della medicina. Trattamenti migliori durante il lavoro erano riservati anche agli schiavi in affitto, poiché non di diretta proprietà dei coltivatori. L'istruzione veniva loro generalmente negata, per impedire l'emancipazione intellettuale che avrebbe potuto instillare negli schiavi l'idea di fuga o di ribellione.
Le cure mediche di solito erano somministrate dagli stessi schiavi che avevano conoscenze mediche o possedevano nozioni di medicina tradizionale africana, oppure erano i famigliari dei padroni ad occuparsene.

Le punizioni per gli schiavi insubordinati erano fisiche, come le frustate, le bruciature, le mutilazioni, la marchiatura a fuoco, la detenzione e l'impiccagione. Talvolta le punizioni erano elargite senza un motivo preciso, ma solo per confermare la posizione dominante dei padroni.
Gli schiavisti negli USA spesso abusavano sessualmente delle schiave, e le donne che opponevano resistenza erano solitamente uccise. L'abuso sessuale era parzialmente radicato nella cultura degli Stati del sud, nei quali la donna, indipendentemente dal fatto che fosse bianca o nera, era comunque considerata come proprietà o oggetto. Per preservare la "razza pura" erano severamente vietati rapporti sessuali tra donne bianche e uomini neri, ma lo stesso divieto non era previsto per i rapporti tra uomini bianchi e donne nere.

Per regolare giuridicamente il rapporto tra gli schiavi e i loro padroni furono istituiti codici appositi, e ogni singolo Stato poteva averne uno, anche se molti principi erano simili per tutti gli Stati schiavisti. Nel codice del 'Distretto di Columbia' il soggetto giuridico "schiavo" era definito come 'un essere umano, che è privato per legge della sua libertà a vita, ed è proprietà di qualcuno'.
Lo schiavismo raggiunse i massimi livelli nel Sud tra il 1815 e il 1860 sino all'elezione di Lincoln.



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